Progettare edifici salubri ed efficienti con la VMC: intervista con l’arch. Valentina Raisa | Parte 1
Come tutelare la salubrità delle persone e dell’immobile? Qual è il ruolo strategico della VMC nel garantire il ricambio dell’aria? Ne abbiamo parlato con l'architetto Valentina Raisa, esperta di progettazione e ventilazione degli edifici.
Arch. Valentina Raisa, PhD in Tecnologia dell’Architettura (ventilazione degli edifici) ed EGE certificato SECEM, coautrice del primo libro sulla ventilazione meccanica degli edifici residenziali e del piccolo terziario. Socio fondatore di SISTENE E.S.C.o. e Consigliere AICARR.
1) Chi è e cosa fa l’Arch. Valentina Raisa? Come spiegheresti il tuo lavoro, anzi i tuoi diversi lavori?
Sono un architetto “atipico” perché lavoro principalmente con ingegneri e mi affascinano gli impianti tecnici. Il mio studio si occupa di: attività normativa nazionale ed internazionale, consulenza aziendale, progettazione ed analisi energetica degli edifici (certificazione energetica e diagnosi energetiche), attività convegnistica e docenze.
Ho avuto la fortuna di svolgere un dottorato in tecnologia dell’architettura a stretto contatto con una azienda del settore della VMC che ha condiviso con me tutto il suo know how: questo connubio azienda/università è stato vincente per la mia formazione professionale e personale. È una esperienza che auguro a tanti neo-laureati. Alla fine, ho capito che non fanno per me né la vita da ricercatrice o accademica, né quella da dipendente aziendale e quindi ho intrapreso la strada della libera professione. Difficile e rischiosa, ma appagante.
2) Cosa ti affascina di più del tuo lavoro, perché lo hai scelto?
La libertà organizzativa e la varietà lavorativa. Considerato che sono cresciuta a “pane e VMC” e che ho studiato molto la tematica dell’inquinamento degli ambienti interni, ci tengo molto a informare sull’importanza di progettare ambienti salubri. Mi piace svolgere sopralluoghi e trascorrere anche molto tempo a dialogare con le persone che davvero non si capacitano di come nella loro bella e ordinata casa ci possano essere delle muffe e di come, ad esempio, abbiano iniziato a soffrire di asma.
La cosa che mi colpisce molto è che ancora tantissimi utenti, colleghi e imprese, non hanno capito che realizzare edifici “sigillati”, benché energeticamente sostenibili, può generare una serie di patologie a persone e all’involucro edilizio stesso.
3) Forse non tutti hanno ancora ben chiaro quale sia il ruolo strategico della VMC nel garantire il costante ricambio dell’aria, qual è il tuo punto di vista in merito a VMC centralizzata o decentralizzata?
Mi verrebbe da risponderti istintivamente: VMC, basta che si faccia! Ma quanta fatica ancora per trasmettere quanto è importante progettare la ventilazione degli ambienti. Ho iniziato a fare i miei primi convegni nel 2001 quando non si parlava ancora di edifici NZEB, ma puntavo l’attenzione sulla IAQ (Indoor Air Quality): sembrava che io ed i miei colleghi dicessimo delle cose assurde e invece…vedi? Il passare del tempo ci dà ragione. Senza la ventilazione meccanica non è possibile garantire le condizioni di salubrità interne.
In merito alla scelta tra VMC centralizzata o decentralizzata ti posso dire questo: le progetto entrambe e funzionano entrambe egregiamente. Ci sono cantieri predisposti per soluzioni canalizzate, mentre in altri contesti (specialmente edilizia esistente) non si può fare altro che installare la VMC decentralizzata. L’ultimo caso che ho affrontato è quello di un cliente che affitta degli splendidi appartamenti con soffitto in voltini ed ha recentemente sostituito i serramenti. Guarda caso nel giro di poche settimane è comparsa della muffa in alcuni punti critici (anche se le murature esterne sono isolate) ed il problema è stato risolto con l’installazione rapidissima (un paio di ore per ogni centrale VMC) di alcuni Flow Easy di Helty nelle stanze da letto.
4) Quanto conta la prevenzione basata su un'accurata progettazione termo-igrometrica dell’involucro e un corretto dimensionamento dell'impianto VMC, quando presente, anche in tema di umidità?
Mi piace il tuo utilizzo della parola “prevenzione” nell’alludere ai rischi collegati alla progettazione del sistema edificio-impianto. D’altronde in troppi contesti residenziali viene richiesto il dimensionamento della VMC a posteriori. Intendo dire: troppe volte vengono conclusi dei cantieri e dopo poche settimane dall’occupazione si formano muffe. Su carta può risultare formalmente corretto anche un progetto dove si prevede la cosiddetta “ventilazione naturale” degli ambienti, ma la realtà è molto diversa dalle condizioni di calcolo “standardizzate”.
La progettazione “accurata” a cui tu alludi, secondo me, deve tenere conto anche di eventuali errori di cantiere e del benessere delle persone che vivono in ambienti pressoché sigillati. In cantiere: mi è capitato frequentemente che non siano stati corretti adeguatamente dei ponti termici che hanno dato successivamente origine a problemi di condensazioni e di muffe. Le persone lamentano troppo spesso la scarsa qualità dell’aria negli ambienti iper-sigillati, anche se non sono presenti muffe. Bastano queste poche riflessioni per dire: la prevenzione conta tantissimo. Il dimensionamento della VMC non lo vedo un problema! Le normative sono chiarissime. La VMC (ventilazione meccanica controllata) è necessaria.
5) La muffa è una delle patologie edilizie più diffuse nelle case italiane: come si può progettare per scongiurare il rischio muffa? E se invece è già presente, come si può risolvere il problema-muffa?
Immaginavo che avresti accennato al problema delle muffe. Confermo che una grande parte di telefonate che ricevo per consulenze riguarda la presenza di muffe nelle residenze. E non c’è niente da fare! Le situazioni sono sempre quelle! Si trovano involucri caratterizzati da serramenti a buona/elevata tenuta all’aria e dalla presenza di persone che definirei “normali”, cioè che respirano sia di giorno che di notte (con la differenza che di notte non si alzano per aprire i serramenti per ricambiare l’aria), che si lavano, che puliscono la casa, che cucinano e che a volte stendono i panni in casa, quando fuori piove.
Come si risolve il problema? Bisogna mettersi in testa che occorre progettare la ventilazione degli ambienti. Stop! Ma non tanto per la muffa associata o meno alla presenza di ponti termici, ma per garantire una adeguata qualità dell’aria interna, che rischia di essere più inquinata di quella esterna.
6) Molte persone allergiche ai pollini si domandano se la VMC in casa potrebbe farli stare meglio. Qual è stata la tua esperienza sul tema?
Sto rispondendo alle tue domande in una tipica giornata primaverile così piena di pollini che girano per l’aria che quasi sembra neve. I miei amici allergici sono in agitazione e non vogliono uscire di casa per paura di una crisi respiratoria. Uno di loro ha recentemente ristrutturato casa ed ha la VMC. Sa che per un bel po’ potrà fare a meno di aprire le finestre e starà in un ambiente protetto. Non avrà “piumini” che gli girano per le stanze e potrà contare comunque su aria ricambiata e filtrata. Lui ti potrebbe dire che decisamente la VMC gli ha cambiato la vita!
Un’altra testimonianza può riguardare un asilo nel quale recentemente hanno installato la VMC: al di là del problema legato ai pollini, le maestre sono allibite sia per l’assenza di odori sgradevoli nei bagni, dopo che si sono cambiati i pannolini ai bimbi, sia per la drastica diminuzione del contagio delle malattie esantematiche e quindi per il calo dell’assenteismo. Diciamo che la VMC aiuta in generale per tante patologie, non solo per quelle legate ai pollini. Un bellissimo studio del 2001 aiuta a chiarire questi concetti. Si tratta delle Linee Guida per la tutela della salute negli ambienti confinati scaricabile tutt’oggi da Internet.
Nella parte 2 dell’intervista, l’arch. Valentina Raisa affronta il tema delle norme e regole per la progettazione e il dimensionamento della VMC.
Continua nella seconda parte di intervista >>
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