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Gas Radon: cos’è e quali sono i rischi per la nostra salute. La parola all’esperto

Cos'è, dove si forma e perché il gas radon viene considerato un “killer silenzioso”? Leggi l'intervista al prof. Massimo Moroni e scopri di più sul gas radon in casa, su come monitorarlo e come mitigare la sua azione grazie alla ventilazione.

Dottor Moroni, nel 2016 lei ha fondato Harmat: da dove è nata l’idea e qual è il principio ispiratore?

Harmat è solo l’ultima nata. Guardi, io svolgo l’attività professionale dal 1989 con varie denominazioni sociali, ma la compagine sociale ed il principio ispiratore non son mai cambiati.

L’idea è sempre stata quella di svolgere una attività di servizi ambientali utili a rendere l’interazione uomo/ambiente la meno impattante possibile e creare per tutti una condizione di salubrità e sicurezza in casa e negli ambienti di vita e di lavoro. 

massimo moroni esperto gas radon
Geologo esperto di Geofisica applicata all’Edilizia e alla Bioedilizia, Massimo Moroni è Docente universitario e consulente di numerose Società di Ingegneria sia Nazionali che estere, ha lanciato il sito radon.it ed è Direttore del laboratorio Radon accreditato ISO 17025:2018 presso Harmat srls – Servizio Dosimetria Radon riconosciuto ISIN.

Lei è coautore di diversi testi sul gas radon che spiegano come la salubrità ambientale debba partire già dalla fase progettuale. Come si fa a progettare l’aria interna senza radon?

In realtà la progettazione è la parte meno complicata. La difficoltà maggiore sta nel rompere la routine dei progettisti che sono poco inclini al cambiamento. Infatti, nonostante la Raccomandazione Euratom 143 che già nel 1990 chiedeva di valutare il gas radon in fase progettuale, sono veramente molto pochi gli edifici costruiti valutando il rischio radon e progettando di conseguenza. Speriamo che l’art. 12 del Dlgs 101/2020 non rimanga anch’esso solo un buon proposito come i tanti contenuti nei nostri testi normativi.

Nella sua qualità di geologo esperto di geofisica applicata all’Edilizia e alla Bioedilizia, ci dice perché il gas radon viene considerato un “killer silenzioso”?

Killer silenzioso è la traduzione di Silent Killer, termine coniato per il radon negli Stati Uniti dove c’è una maggiore attenzione al tema. La ragione risiede nel fatto che il radon non è avvertibile con i sensi e quindi, anche se siamo in un ambiente a rischio molto elevato, non ce ne accorgiamo. Il radon è infatti incolore ed inodore e, quando disciolto in acqua, anche insapore. La nostra legislazione impone infatti il controllo del radon anche nell’acqua da bere per i rischi associati non solo alla inalazione ma anche alla ingestione.

Cos’è il gas radon? Da dove origina e come si insinua il radon in casa?

Il Radon è un gas nobile radioattivo che si forma naturalmente nel terreno ed in alcuni materiali da costruzione. Penetra nelle abitazioni dalle fondazioni e dai cavedi utilizzati per gli impianti. Inoltre alcuni materiali come il tufo vulcanico possono rappresentare una fonte di contaminazione importante.

pericolo gas radon sottosuolo

Quindi, quali fattori possono acuire la sua presenza? C’è un rischio radon?

La presenza di infissi a tenuta stagna ed una scarsa ventilazione acuiscono il problema. Tale condizione, unita a cappotti termici che sono pensati unicamente alla conservazione dell’energia e riducono la traspirazione dell’involucro edilizio, aggrava la situazione di tutti gli inquinanti indoor tra cui il radon.

Ci sono categorie di persone più a rischio di altre?

Le persone anziane ed i bambini che prediligono temperature mediamente più alte sono maggiormente a rischio; infatti per mantenere condizioni termicamente più adatte allo scarso movimento, si sacrifica la ventilazione naturale dei locali con conseguente aumento di tutti gli inquinanti indoor.

Perché non se ne è mai parlato molto? Ci spiega perché è un problema di cui tutti dovremmo essere consapevoli?

Del Radon si parla da più di 30 anni in tutto il mondo occidentale, ma questa informazione fa fatica a raggiungere progettisti e popolazione per la scarsa attenzione delle nostre istituzioni sanitarie che non divulgano adeguatamente il rischio.

La ragione principale per cui tutti dovremmo essere attenti al problema Radon deriva dalla considerazione che, contrariamente ai nostri nonni, trascorriamo più del 90% del tempo in un ambiente confinato. Ecco che quindi diventa importante contenere l’esposizione a tutti gli inquinanti indoor tra cui il Radon.

Come si può misurare/monitorare in modo attendibile la presenza di gas radon in un’abitazione?

Questa domanda è molto importante perché mi consente di far luce su una questione cruciale. È facile trovare online, sui maggiori siti di e-commerce, dei rilevatori elettronici di radon a costi contenuti che inducono il proprietario di un’abitazione ad acquistarne uno. È facile, ma non è una buona idea perché, senza avere la conoscenza adeguata del fenomeno fisico, si pretende di avere un risultato dopo poche ore. 

Leggendo poi sul display dello strumento un valore molto alto, si va nel panico. Sa come definisco io questi strumenti? Ansiogeni. Generatori di panico inutile.

È molto meglio iniziare con un rilevatore passivo, che richiede una esposizione lunga da 3 a 6 mesi e che poi deve essere rispedito al laboratorio per l’analisi. In questo modo, oltre ad ottenere un valore medio significativo, si instaura un rapporto con i tecnici del Laboratorio che possono rispondere ai dubbi e alle comprensibili paure in conseguenza di un risultato negativo. Ricordiamo che il solo valore che ha validità legale, sia in Italia che in Europa, è sempre una media annua; una media di qualche giorno o di qualche settimana introduce nella lettura un errore che lo priva di qualsiasi significato tecnico.

Quali sono i materiali che possono emettere radiazioni?

Tutti i materiali di origine vulcanica e qualche particolare litotipo di origine sedimentaria. La legge prevede che i materiali utilizzati nella realizzazione di una costruzione non sviluppino gas tossici (Dlgs 16 giugno 2017, n. 106 di recepimento Regolamento UE 305/2011 – All. 1 P.to 3 lett. a).

Prima che ai nostri lettori salgano i livelli di ansia, ci dica cosa si può fare per mitigare il rischio radon negli edifici.

Bisogna dire che, sebbene il rischio Radon sia abbastanza diffuso nel nostro paese, esso riguarda maggiormente le abitazioni singole più che i condomini. In ragione dello sviluppo verticale infatti, si determina una considerevole riduzione della concentrazione con l’altezza. Inoltre i palazzi a più piani sono generalmente realizzati in cemento armato e laterizio che sono poco o niente radon esalanti.

Al contrario, gli edifici storici e le villette sono spesso costruite con la pietra locale e possono avere contaminazioni da Radon molto elevate. La prima cosa da fare è procedere ad una rilevazione di durata dai tre ai sei mesi, l’ideale sarebbe una misura annuale suddivisa in due semestri per conoscere anche la variazione stagionale estate/inverno. Rilevato il problema, è necessario rivolgersi ad un tecnico esperto di Risanamento Radon che adotterà le misure necessarie alla mitigazione del rischio.

Quanto può incidere la ventilazione nel mitigare il problema, specie negli edifici già esistenti?

La ventilazione, meccanica o naturale che sia, gioca un ruolo essenziale nella salubrità indoor. Con l’avvento di sistemi di condizionamento sia d’estate che d’inverno, risulta necessario disporre anche di un sistema di ventilazione meccanica controllata a recupero di calore; in questo modo si raggiunge sia il benessere termoigrometrico, che il corretto e necessario apporto di aria esterna filtrata. Io consiglio la VMC.

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Lei è stato uno dei pochi relatori italiani invitati a Praga alla Conferenza Annuale sul radon. Ci dice cosa l’ha colpita di più di quanto emerso?

La Conferenza Annuale sul Radon, presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Praga, rappresenta un appuntamento importante per la condivisione dello stato della ricerca sul tema. Il lavoro che mi ha colpito maggiormente è stato quello presentato dal BFS (una sorta di Enea tedesco) che ha presentato un GIS (Geographic Information System) online attraverso il quale è possibile conoscere il potenziale radon inserendo il proprio indirizzo di residenza.

Dottor Moroni, qual è la domanda che manca in questa intervista? C’è qualche aspetto che le sta particolarmente a cuore di cui vuole parlare?

Assolutamente sì. Purtroppo per lungo tempo nel nostro paese il Radon è stato argomento relegato alla sfera professionale dei Fisici per la misura e dei medici per i danni sanitari correlati. Mentre in tutto il resto del mondo il Radon veniva considerato una variabile ambientale studiata da centri di ricerca adeguati, da noi purtroppo no, con la conseguenza che la ricerca è stata bloccata per 20 anni.

Solo ora con il Dlgs 101/2020 e soprattutto con il Piano Nazionale Radon, si è cominciato a parlare di Radon nel suolo e di esalazione dai materiali da costruzione. Tutto questo però ha una conseguenza purtroppo molto pratica: l’assenza di una ricerca italiana ha portato alla pubblicazione di manuali che sono la mera traduzione di manuali stranieri che non considerano la peculiarità del nostro patrimonio edilizio storico. Ancora oggi leggiamo che il radon è un problema nelle cantine e nei piani interrati mentre sappiamo che, in città come Roma, Viterbo o Napoli, il problema non è affatto relegato ai piani interrati, ma è la conseguenza dei materiali edilizi utilizzati, anche ai piani superiori.

Cosa l’ha spinta ad occuparsi di radon? Forse un evento particolare della sua vita?

Ho iniziato a rilevare il Gas Radon ed altri gas endogeni nel 1980, immediatamente dopo il gravissimo terremoto dell’Irpinia perché al Dipartimento di Geologia di Napoli dove ero studente, arrivavano molte segnalazioni di fenomeni strani nei pozzi: degassazioni anomale, variazioni repentine di livello etc. Quello che mi colpiva era il tono allarmato delle persone di fronte a fenomeni per loro incomprensibili. Da allora, il desiderio di tranquillizzare le persone di fronte a fenomeni sconosciuti è stato un po’ la mia stella polare.

Lei si occupa di radon da 40 anni circa: crede che la consapevolezza sui rischi stia crescendo? La gente si informa di più?

Fortunatamente sì. Ed il merito è tutto della normativa europea che sta creando anche in Italia una sempre maggiore consapevolezza del rischio. Il recente Dlgs 101/2020 ha sostanzialmente modificato l’approccio al tema a tutto vantaggio della comprensione geologica e ambientale del fenomeno Radon.

I giovani progettisti, che progetteranno gli edifici di domani, si mostrano più sensibili al problema radon rispetto a quelli di 10 anni fa?

Certamente sì, anche se molta strada deve essere recuperata sul fronte della ricerca. Ai progettisti servono indicazioni da parte di una classe di tecnici che ancora non esiste. Oggi per esempio, costruire senza la conoscenza delle caratteristiche geotecniche dei terreni è impensabile, mentre non si può dire lo stesso per il Radon. Serve un approccio nuovo e ci vorrà tempo.

Vogliamo chiudere in leggerezza? Ci racconta un aneddoto divertente che le è capitato? O magari una domanda particolarmente bizzarra che le è stata rivolta?

A luglio del 2019 fu varata dalla Giunta Regionale della Campania una legge per la misura del gas Radon in tutti i locali, anche a piano terra. A settembre, quando ci si rese conto dell’obbligo, il nostro telefono non smetteva di squillare. Dall’altra parte tecnici campani che chiedevano come far fronte all’obbligo. Naturalmente nessuno di loro aveva mai avuto a che fare con il Radon e, con lo spirito che contraddistingue i napoletani, fiorirono migliaia di nomignoli per i rilevatori di Radon.

Un giorno un Geometra mi chiese i ‘cazzetti’ per il Radon e mi fermo qui per evitare di riportare le colorite accuse al sistema politico che, secondo lui, meritava la Giunta Regionale per aver introdotto la norma sul rischio Radon.

PS: La Giunta Regionale di li a pochi mesi rese inefficace la norma, lasciando a chi aveva ottemperato, la delusione di chi aveva creduto di svolgere un’azione importante e necessaria.

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Le domande più frequenti

Nei sistemi VMC Helty l’aria esterna di rinnovo immessa negli ambienti indoor viene prima filtrata da uno speciale filtro ad alta prestazione che impedisce l’ingresso a polveri sottili sino alle PM2.5, polveri, smog e pollini.

La soluzione più interessante per ridurre le temibili polveri sottili dagli ambienti in cui viviamo è la VMC. Di fatto è l’unica che permette un ricambio dell’aria indoor completo e continuo. In più i sistemi VMC consentono di sostituire l’aria interna esausta con aria fresca ricca di ossigeno presa dall’esterno, recuperando il calore della prima e filtrando le impurità della seconda.

 

I sistemi VMC puntuali sono la soluzione ideale quando si fanno ristrutturazioni leggere o si interviene in edifici esistenti, perché non necessitano di canalizzazioni d’aria e non richiedono spazi per controsoffitti né vani tecnici dedicati.

La principale differenza tra un Purificatore d’aria e un  impianto VMC consiste nel fatto che mentre il primo filtra sempre la stessa aria, la VMC permette di avere un vero e proprio ricambio completo aumentando l’efficienza energetica degli ambienti, grazie al recuperatore di calore.

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Le prestazioni dei sistemi di ventilazione Helty sono riconosciute dal Sigillo Qualità Casa Clima ed hanno ottenuto la validazione BioSafe

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